L’ape bottinatrice raccoglie il nettare dal calice dei fiori succhiandolo con la ligula, lo deposita nella borsa melaria posta nel suo addome per trasportarlo all’alveare. Rientrata al nido cede il suo prezioso carico alle compagne e dopo aver danzato sul favo per comunicare alle altre api le informazioni sulla distanza e direzione della fonte nettarifera, riparte per un altro viaggio.
Nel favo il miele maturo verrà sigillato nella cella con la cera (opercolato) e sarà la scorta di cibo per la brutta stagione. Passando di fiore in fiore il corpo della bottinatrice si sporca di polline; essa con le zampe si spazzola raccogliendo i granuli di polline, li impasta con un po’ di nettare e forma una pallottolina che trasporterà nelle “cestelle” poste nelle zampe posteriori. Al suo rientro nell’alveare le palline di polline vengono deposte nel favo; le api magazziniere lo impastano con il miele e lo compattano nella celletta dove diventerà la preziosa fonte proteica per l’alimentazione delle larve.
La bottinatrice non visita solo i fiori ma raccoglie anche le altre sostanze necessarie alla vita dell’alveare come l’acqua e la propoli. Dalle secrezioni zuccherine delle piante raccoglie la melata ricchissima di sali minerali. Ma con i fiori l’ape ha un rapporto del tutto speciale: in cambio di nettare e polline assicura alle piante l’impollinazione incrociata.
Per ogni fiore abbiamo un tipo di miele: laddove ci sono fioriture estese le api tendono infatti a concentrare la raccolta solo su quella pianta; l’apicoltore ottiene così un miele monofloreale. Dai tanti fiori di un prato le api ci donano un miele chiamato “millefiori”.

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